LA RUSSIA RICORRE ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO CONTRO L’UCRAINA

Dopo esser stata citata (per ben sei volte) dall’Ucraina davanti alla Corte EDU, il 30 luglio scorso la Federazione Russa ha inoltrato il suo primo ricorso ai sensi dell’art. 33 della Convenzione nei confronti dell’Ucraina.

Nel ricorso la Russia denuncia l’esistenza – quanto meno presunta – di una situazione di “violazione continua” (la c.d. administrative practice) consistente in molteplici uccisioni, rapimenti, sparizioni forzate, restrizioni all’esercizio di diritto di voto e all’utilizzo della lingua russa in varie aree dell’Ucraina, nonché svariati attacchi ad ambasciate e consolati facenti capo al Cremlino.

La Russia ha inoltre denunciato l’intervenuta cessazione di forniture idriche in Crimea, che sarebbe avvenuta mediante una presunta deviazione del Canale della Crimea del Nord.

Infine, in riguardo al noto incidente aereo che ha coinvolto il volo MH17 del vettore ‘Malaysia Airlines’ (il 17 luglio 2014 il volo sarebbe stato abbattuto da un missile terra-aria russo di tipo BUK), lo Stato ricorrente ha affermato l’esclusiva responsabilità dell’Ucraina, evidenziando come il sinistro si sia verificato a causa della mancata delimitazione dello spazio aereo territoriale.

Nel proprio ricorso ai sensi dell’art. 39 del Regolamento della Corte, la Russia ha anche domandato la concessione di misure provvisorie, ma tale richiesta è stata già rigettata dai giudici di Strasburgo, che hanno ritenuto non ravvisabile l’esistenza del “grave rischio di danno irreparabile” in relazione ad alcuno dei diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione.

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