LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE”, SPIEGATA IN PAROLE SEMPLICI

In Italia, il dibattito sulla separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante rappresenta una delle questioni centrali per il funzionamento del sistema di giustizia penale. Per comprendere la portata di questa discussione, è necessario analizzare il ruolo di ciascuna figura e il valore che una netta separazione potrebbe apportare al nostro ordinamento.

Magistratura requirente e giudicante: ruoli e funzioni

La magistratura requirente, rappresentata dai pubblici ministeri (PM), ha il compito di avviare e sostenere l’azione penale. I PM conducono le indagini, formulano le accuse e rappresentano l’interesse pubblico nel procedimento penale.

La magistratura giudicante, invece, è composta dai giudici, il cui ruolo è quello di valutare le prove presentate e decidere, in maniera imparziale, sull’esito del processo.

Entrambe le figure appartengono al medesimo corpo della magistratura, regolato dal Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Questo sistema unificato è concepito per garantire l’indipendenza del magistrato rispetto al potere politico, ma pone interrogativi sull’effettiva separazione tra accusa e giudizio.

Il principio di imparzialità del giudice

Uno dei pilastri fondamentali del diritto è l’imparzialità del giudice, che deve essere percepita come tale non solo dalle parti in causa, ma anche dall’opinione pubblica: la mancanza di una chiara separazione tra chi accusa e chi giudica può generare dubbi sulla neutralità del processo.

Ad esempio, è possibile che un pubblico ministero, nel corso della carriera, diventi giudice o viceversa. Questo è permesso dall’attuale sistema, ma potrebbe creare un’apparenza di vicinanza tra le due funzioni, compromettendo la fiducia dei cittadini nell’equidistanza del giudicante.

I vantaggi di una separazione netta

La separazione delle carriere risponderebbe all’esigenza di rafforzare le garanzie di imparzialità e indipendenza del giudice. Tra i principali vantaggi possiamo individuare:

  1. Maggiore equilibrio tra le parti: La separazione delle carriere garantirebbe una maggiore parità tra accusa e difesa, riducendo la percezione che la magistratura sia un “blocco unico”.
  2. Chiarezza nei ruoli: La netta distinzione tra le funzioni requirenti e giudicanti renderebbe più trasparente il sistema, evitando possibili conflitti d’interesse.
  3. Garanzie per l’imputato: L’imputato avrebbe la certezza di essere giudicato da un soggetto totalmente estraneo a chi ha formulato l’accusa.

I dubbi e le critiche

Non mancano le critiche a una possibile separazione. I detrattori temono che questa possa compromettere l’unità e l’indipendenza della magistratura, favorendo indebite interferenze del potere politico, soprattutto nella selezione e gestione del pubblico ministero. Questo però non può avvenire ed è – a parere di chi scrive – un’argomentazione completamente inconsistente, poiché è proprio la Costituzione che rende la Magistratura (tutta, giudicante e requirente) autonoma rispetto al potere politico.

 

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  1. pierpa75
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    Perfettamente d’accordo con lei Avvocato, sopratutto sul fatto che una separazione netta della carriera possa “intaccare” la terzietà e indipendenza della magistratura.. critica inutile e ritenuta da me, molto faziosa.

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